Peter Cameron: «La vita è sempre una sfida, la ricerca di un equilibrio tra pro e contro»
La vita, si sa, è fatta di inconvenienti. Inattesi, improvvisi, insospettabili. Eventi che mutano la nostra esistenza e quella di chi ci circonda. E voi? Come reagite alle situazioni impreviste? Attenzione, perché è proprio questo il nodo de “Gli inconvenienti della vita”, l’ultimo libro di Peter Cameron. E magari le storie di Theo e della signora Bird potrebbero esservi di ispirazione…

Gli inconvenienti della vita
Peter Cameron
“Quella sera dorata”, “Un giorno questo dolore ti sarà utile” – definito “Il Giovane Holden” del Duemila –, “Coral Glynn” … È difficile non aver sentito parlare di Peter Cameron e delle sue straordinarie pagine o dei film che ne sono stati tratti. Lo scrittore statunitense, d’altronde, fin dai suoi primi romanzi ha riscontrato un grandissimo successo, soprattutto qui in Italia. Un successo – nemmeno lui è in grado di spiegarselo – tale da fargli decidere di pubblicare in anteprima nel nostro paese "Gli inconvenienti della vita", il suo ultimo libro. Due racconti (o meglio, “due novelle”, come lui stesso preferisce definirle), due storie, due coppie apparentemente agli antipodi alle prese con eventi che sottilmente ne stravolgono l’esistenza. Vite indagate con quell’eleganza, linearità e abilità chirurgica di penetrazione nell’animo umano cui Peter Cameron ci ha abituati.
E quando è venuto a trovarci qui in IBS, come tutti i lettori affascinati dalle sue opere, ci siamo fatti trasportare dalla curiosità, così che la nostra chiacchierata è passata senza sforzo dalla letteratura all’impegno politico e sociale, dal potere della lettura alla forza della scrittura, dalla sua amata New York alla natura del Vermont. Perché conoscere uno scrittore leggendo le sue opere è bello, ma sentirle raccontare dalla sua viva voce lo è ancora di più.
“Gli inconvenienti della vita”: bellissimo titolo, ma la vita non è – per certi versi – un inconveniente essa stessa? Dove passa il confine tra nichilismo e accettazione?
Penso che la vita sia sempre una sfida. Tutte le persone cercano un equilibrio tra i pro e i contro del vivere, come ho raccontato nelle due novelle de “Gli inconvenienti della vita”. Volevo parlare di persone che affrontano delle difficoltà ma che provano comunque a godersi i piaceri e le soddisfazioni che la vita ha da offrire.
Theo e la signora Bird, protagonisti delle due novelle, sono diversi come più non si potrebbe… eppure c'è qualcosa che li accomuna: entrambi stanno vivendo una crisi, in seguito a drammi che hanno colpito la loro vita. Come ne usciranno?
Ciò che i miei personaggi hanno in comune è che sono arrivati a un momento di crisi della loro vita. Una crisi che però nasce prima dell'inizio della storia che racconto.
In quanto scrittore non mi interessano tanto gli eventi che hanno spinto queste persone verso un punto di rottura, quanto piuttosto il modo in cui vi reagiscono.
In quanto scrittore non mi interessano tanto gli eventi che spingono le persone verso un punto di rottura, quanto piuttosto il modo in cui vi reagiscono.
Come diceva Carver, leggere un buon racconto può far aumentare o scendere di un grado la nostra temperatura corporea. Un buon racconto, insomma, ci porta da un punto a un altro e quando abbiamo finito di leggerlo spesso non siamo più le stesse persone che eravamo prima di averlo letto. È d'accordo con questa visione?
Penso che chiedersi come la lettura incida su di noi sia fondamentale. Io stesso, quando scrivo, mi chiedo sempre cosa sto apportando all’esperienza dei miei lettori, che cosa voglio che sentano.
Il cambiamento è un tema che mi interessa molto: un racconto o un romanzo per me registrano il modo in cui i personaggi cambiano, come fanno esperienza delle cose. E credo che lo stesso accada ad alcuni lettori. Non capita sempre, ma anche i lettori possono cambiare dopo aver letto una storia.
È sempre un mistero. È sempre una sfida. Credo sia proprio questo a rendere i libri e la letteratura così interessanti, così meravigliosi.
Quando ha scoperto le gioie della lettura? Ricorda quale è stato il primo momento in cui si ha avvertito quanto la letteratura avrebbe potuto arricchire la sua vita?
È complicato stabilire quando e come è nato per me il legame con la letteratura, perché è un legame che funziona come tutte le relazioni della vita: nasce a poco a poco, gradualmente, lentamente. Mi sono avvicinato ai libri fin da bambino, in maniera spontanea, anche perché nella mia famiglia si leggeva molto. I miei genitori amavano i libri e la lettura era considerata una parte fondamentale della vita.
La mia avventura come scrittore, invece, è nata in maniera completamente diversa. Ero già ragazzo e, mentre leggevo, per la prima volta mi sono reso conto che i libri non sono tutti uguali. Ci sono libri scritti meglio di altri, ed è questo a fare la differenza. Sono rimasto colpito dall’importanza che ha la qualità della scrittura e impressionato dal suo effetto su di me. È allora che ho iniziato a pensare a me stesso come a uno scrittore.
… a proposito: quali sono le sue abitudini come scrittore?
Non mi siedo mai a scrivere se non ho già le idee ben chiare sul mio libro, per cui la fase di scrittura consiste fondamentalmente in una trascrizione di ciò che c’è già nella mia mente. Quando mi metto a scrivere, ovviamente, il libro si espande, migliora, ma non ho mai il trauma da pagina bianca. So già cosa ci sarà scritto su quella pagina.
Per approfondire |

Un giorno questo dolore ti sarà utile
Peter Cameron

Quella sera dorata
Peter Cameron

Il weekend
Peter Cameron

Coral Glynn
Peter Cameron

Andorra
Peter Cameron
Lei è molto legato a New York. Le mille luci della città, il serbatoio inesauribile di storie e di caratteri… e poi tutte le sfumature della natura del Vermont, dove passa una parte importante del suo tempo. Nell'arco compreso tra questi due poli, cultura e natura, c'è tutto quello di cui uno scrittore ha bisogno?
È difficile rispondere. A mio avviso, l'ambiente in cui vivo non influenza molto la mia scrittura. Per me la scrittura è una forma di evasione dal luogo in cui mi trovo, per questo motivo, ad esempio, non mi piace molto scrivere di New York, la città in cui vivo.
Il compito principale della scrittura e della lettura, a mio parere, è portarci lontano dal luogo in cui siamo e farci sperimentare vite diverse dalla nostra. Ecco perché credo ci sia un’unica cosa di cui uno scrittore abbia realmente bisogno: l’immaginazione.
Il suo impegno come cittadino si è espresso in una grande varietà di forme nel corso degli anni. Quanto è importante per lei concorrere al miglioramento della società in cui vive?
Credo che ogni scrittore abbia una posizione diversa a proposito del suo ruolo nella società. Personalmente ritengo sia importante fare del bene nel mondo, tuttavia non mi piace scrivere di politica e cerco sempre di lasciarla fuori dai miei libri.
Ecco perché la mia vita personale è il campo in cui cerco di essere politicamente attivo, di impegnarmi con delle ONG, per cercare di essere parte del cambiamento di cui il mondo ha bisogno.
Il compito principale della scrittura e della lettura è portarci lontano dal luogo in cui siamo e farci sperimentare vite diverse dalla nostra.
Lei ha ribadito in più di una occasione che il protagonista di "Un giorno questo dolore ti sarà utile" è quello tra i personaggi dei suoi romanzi in cui si riconosce di più. Sono passati più di dodici anni… continua a rispecchiarsi nelle sue domande?
Io penso che la domanda essenziale con cui James si confronta è come trovare il proprio posto nel mondo, una domanda che non ha mai una risposta certa. Sicuramente crescere e maturare è un processo che porta a un'acquisizione di consapevolezza, però durante questo processo avviene anche una perdita: perdiamo la capacità di meravigliarci, di porci delle domande, la capacità di sentirci anche a disagio. E questo non è necessariamente un bene.
Fra gli scrittori citati nel suo pantheon abbiamo notato Joe Brainard. Un autore di culto, ma per pochi…
Joe Brainard è stato uno scrittore fuori dagli schemi e unico nel suo genere. C’è un suo libro, "Mi ricordo", in cui lui rievoca con frasi brevissime tutta una serie di ricordi dalla sua infanzia.
È un libro-dono per i suoi lettori: ogni frase ha qualcosa di magico perché permette di capire quante cose dimentichiamo, anche se hanno davvero arricchito la nostra vita. Acquistare questa consapevolezza ci permette di renderci conto di quanto sia complessa e bella la nostra esistenza.
Peter Cameron è uno scrittore statunitense. Si è laureato all'Hamilton College di New York nel 1982 in letteratura inglese. Ha venduto il suo primo racconto al "The New Yorker" nel 1983 dove ha successivamente pubblicato numerose altre storie. Il suo primo libro è stato una raccolta di racconti, "In un modo o nell'altro", pubblicato da Harper & Row nel 1986 (in Italia da Rizzoli). Il suo secondo romanzo, "The Weekend", è stato pubblicato nel 1994 da Farrar, Straus & Giroux, che ha anche pubblicato "Andorra", nel 1997 e "Quella sera dorata" nel 2002. Ha pubblicato anche "Un giorno questo dolore ti sarà utile" (2007), "Paura della matematica" (2008), "Coral Glynn" (Adelphi 2012) e "Gli inconvenienti della vita" (Adelphi 2018).