Kim Rossi Stuart: «La guarigione è un approccio alla vita»
Amore, spiritualità, rapporto padre-figlio... Non è da tutti avere il coraggio di affrontare temi tanto densi al proprio esordio in letteratura. Ma Kim Rossi Stuart, attore e regista abituato a scegliere i sentieri meno battuti, ha accettato la sfida, e il risultato è un libro bello e importante.

Le guarigioni
Kim Rossi Stuart
Togliamoci subito il pensiero. La risposta è sì: anche dal vivo, Kim Rossi Stuart è bello.
Dotato di un’eleganza naturale, il nostro è uno di quegli uomini la cui bellezza si fa tanto più evidente quanto più è dissimulata o resa mimetica nei contesti in cui si esprime. KRS – potremo permetterci di chiamarlo così, con un acronimo un po’ freddo ma tutto sommato intrigante? – è venuto da noi per presentare il suo libro d’esordio, “Le guarigioni”, e firmarne le copie per gli amici di IBS.it. Abbiamo colto l’occasione per indagare sulle riflessioni, le paure, i desideri e le idiosincrasie di un narratore nato, che trasfonde nelle storie che racconta su carta la stessa seria, quieta passione che mette sullo schermo, sia quando recita che quando dirige.
Così, fra un racconto e l’altro, KRS ci ha regalato un po’ di sé, senza reticenze, mettendosi a nudo soprattutto nelle sue fragilità e nei suoi timori. Esattamente ciò che rende i cinque racconti che compongono il libro altrettante occasioni per ascoltare i propri fertilissimi silenzi interiori.
Si apra il sipario su “Le guarigioni” e un applauso a scena aperta per Kim Rossi Stuart!
Raccontaci qualcosa del tuo primo libro, “Le guarigioni”.
Le guarigioni” è un libro che raccoglie cinque racconti con aspetto formale molto diverso fra loro. Appartengono anche a generi differenti: uno è un racconto di formazione, un altro un thriller, un altro ancora un racconto distopico… Nonostante questa diversità, il libro ha una scommessa intrinseca: poter essere letto anche come un unico racconto. I personaggi che si succedono nei diversi testi, infatti, si passano il testimone di una serie di tematiche, da alcune riflessioni sulla spiritualità al senso di colpa, che è uno dei temi cardine dell’esistenza umana.
Cinque racconti, cinque guarigioni. L’accettazione di sé è forse l’unico antidoto alle nevrosi che le nostre vite necessariamente comportano?
Scrivere un libro implica una ricostruzione dei frammenti della propria esistenza, un’operazione che un autore può fare anche raccontando della vita di personaggi di fantasia. L’accettazione e la conoscenza di sé e di chi si ha davanti è il primo passo di un percorso che nel mio libro, racconto dopo racconto, porta fino a domandarsi dell’esistenza di Dio.
Scrivere un libro implica una ricostruzione dei frammenti della propria esistenza.
Susan Sontag scrisse: «La malattia è la parte notturna della vita». Se la malattia è la parte notturna della vita, cos’è per te la guarigione?
La guarigione è per me un approccio alla vita. Sappiamo tutti quanto la vita sia incasinata, appaia disordinata, problematica e traumatica. Guarire è un lavoro costante che facciamo su noi stessi e la sua conclusione è vicina al concetto di accettazione di ciò che ci accade, sofferenze e complicazioni comprese. Credo che accettare questa condizione così travagliata sia uno degli obiettivi fondamentali della nostra esistenza.
Le donne sono centrali nei tuoi racconti. In "Il chiodo" l’io narrante è addirittura donna. Cosa ti affascina di più nel principio del femminile?
Tutto mi affascina e al contempo tutto mi spaventa… o meglio, mi ha più o meno spaventato in passato. Uno dei racconti, "L’altra metà", è proprio su questo tema: una messinscena del terrore atavico nei confronti della donna, della paura di essere fagocitati e in qualche misura portati alla rovina dalla donna.
Per approfondire

Tommaso (2 DVD)
Kim Rossi Stuart

Vallanzasca. Gli angeli del male
Michele Placido

Questione di cuore
Francesca Archibugi

Piano, solo
Riccardo Milani

Romanzo criminale (2 DVD)
Michele Placido

Le chiavi di casa
Gianni Amelio

Anni felici
Daniele Luchetti

Fantaghirò (10 DVD)
Lamberto Bava
Il racconto con cui apri la raccolta indaga sul rapporto padre-figlio, una questione di particolare attualità. Cosa significa per te misurarti con questo tema?
La questione del rapporto padri-figli mi sembra fondamentale, anche perché dietro a questo tema si nascondono tante ferite originarie. Nel racconto a cui fai riferimento ho voluto mettere in scena un metodo di educazione particolarmente ruvido che un padre mette in atto con il figlio. Scrivendolo riflettevo su quanto oggi effettivamente la figura del padre sia in crisi, soprattutto per l'incapacità di porre delle regole, di avere un certo rigore. In questo momento ci sono tanti padri che in realtà sono rimasti nel profondo un po’ bambini e la figura di un genitore così duro per me nasconde in realtà delle virtù.
Il tuo libro è intriso di spiritualità. Eppure, oggi, la ricerca di una dimensione spirituale sembra difficile da portare avanti in senso continuativo e profondo. Cosa ne pensi?
A mio parere confrontarsi con il tema della spiritualità, del divino e del soprannaturale è inevitabile per qualsiasi essere umano. In “Le guarigioni” questa tematica ha un suo crescendo: nel primo racconto si parte con un padre e un figlio sotto un cielo vuoto di dei o di dio per arrivare all’ultimo il cui protagonista è un giovane prete alle prese con il problema del Male. Viviamo un’epoca in cui si fatica a uscire da un’idea nichilista e materialista per la quale è vero solo ciò che vediamo: una tesi per me assurda. Anche Einstein – il più famoso scienziato di tutti i tempi – era credente. E questo ci dovrebbe far riflettere.
L'idiota di Dostoevskij mi ha segnato e aiutato in un momento preciso della mia vita, tra i 26 e i 27 anni. Una fase di grande crisi e difficoltà.
Prima di essere scrittori si è lettori. C’è un libro nel tuo “canone personale” che ti ha aiutato a superare un momento difficile?
“L’idiota” di Dostoevskij mi ha segnato e aiutato in un momento preciso della mia vita, tra i 26 e i 27 anni. In una fase di grande crisi e difficoltà, mi sono attaccato a questo libro, l’ho divorato, mi ha tenuto compagnia e mi ha stimolato, portandomi a identificarmi con il protagonista, il principe Myskin.
Quali sono le tue abitudini come scrittore?
Quando scrivo sono abbastanza metodico, a dire il vero. Sono uno scrittore da “orari d’ufficio”: sveglia la mattina, colazione e poi alla scrivania con un po’ di musica. Dopo la pausa pranzo, un ovetto sbattuto o à la coque e poi si riprende a scrivere.
Per concludere, dacci un consiglio di lettura.
Quando mi fanno domande sulle mie letture, i mei gusti e la letteratura, cito sempre “La versione di Barney” di Mordecai Richler, un libro spassosissimo, che mi ha colpito molto. Lo lessi quasi per caso: lo tenevo sul comodino, ogni sera leggevo dieci pagine e mi addormentavo di ottimo umore.
Kim Rossi Stuart è un attore e regista italiano. Ha recitato in numerosi film, tra cui i più noti sono “Al di là delle nuvole”, “Pinocchio”, “Le chiavi di casa”, “Romanzo criminale”, “Piano, solo”, “Questione di cuore”, “Vallanzasca - Gli angeli del male” e “Anni felici”. Nel 2005 esordisce alla regia con il film “Anche libero va bene”, di cui è anche sceneggiatore e interprete. Nel corso della sua carriera ha vinto un David di Donatello, tre Nastri d’argento, due Globi d’oro, tre Ciak d’oro e tre Premi Flaiano. Nel 2019 esce il suo libro Le guarigioni per La Nave di Teseo.